
La fibromialgia è una malattia caratterizzata da diffuso dolore muscoloscheletrico, rigidità e sensibilità alla stimolazione meccanica.
Insorge soprattutto nelle donne adulte e i sintomi (dolore "migrante") possono causare problemi anche al sonno e quindi alla attività lavorativa e allo svolgimento delle mansioni quotidiane.
La diagnosi è complessa: la fibromialgia ha un pletora di sintomi, che possono essere fuorvianti. Quando i pazienti con fibromialgia sono in trattamento farmacologico è indispensabile una accurata valutazione degli effetti sul dolore, degli effetti collaterali e della compliance.
Pochi sono ancora i dati clinici relativi all'uso di naltrexone, un antagonista dei recettori per gli oppioidi usato per il trattamento della dipendenza da alcool e da oppioidi.
Per determinare se bassi dosaggi (4,5 mg / die) di naltrexone possano ridurre la gravità fibromialgia rispetto agli effetti non specifici di placebo, si sono valutati gli effetti sul dolore e sulla soddisfazione generale di vita, lo stato d'animo, la qualità del sonno, e la stanchezza in trentuno donne con fibromialgia.
Il disegno dello studio, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, controbilanciato, in crossover ha permesso l'osservazione di incoraggianti risultati:
1. una riduzione significativamente maggiore del dolore basale in chi assumeva basse dosi di naltrexone, rispetto a placebo;
2. un miglioramento della soddisfazione generale e un miglioramento dell'umore ma nessun effetto sulla fatica o il sonno.
Pare quindi che basse dosi di naltrexone abbiano un impatto specifico e clinicamente benefico sul dolore fibromialgia. Il farmaco è ampiamente disponibile, economico, sicuro e ben tollerato.
Disponibile per via orale, riduce la severità di malattia con un meccanismo d'azione che probabilmente esula dall'antagonismo con il recettore per gli oppiacei: si ipotizza una azione sulle cellule del sistema immunitario, comprese le cellule della microglia nel SNC, che nella fibromialgia sono in stato di attivazione.